I social sono diventati parte integrante delle nostre vite e i dati che emergono dalle ricerche sull’evoluzione dei social media evidenziano quanto Facebook, Instagram, TikTok, e le altre piattaforme siano entrate a far parte della nostra quotidianità. Oramai qualsiasi analista, quando non è impegnato a chattare, postare, twittare, e linkare - chiediamo scusa all'Accademia della Crusca -, si lancia in ardite elucubrazioni sull’uso dei social media e sull’influenza, positiva o negativa, che queste piattaforme possono avere sulla popolazione. Tra ‘’apologeti-guelfi’’ e ‘’critici -ghibellini’’ è in atto una guerra digitale che ha generato molti dibattiti ma non ha portato reali benefici, quindi piuttosto che tediarvi dando un nostro parere sulla bontà o meno dei social, ci limiteremo ad analizzare la questione partendo da un altro punto di vista: Oramai Il potere rappresentato dalle grandi multinazionali che gestiscono i social è diventato enorme, per questo motivo appare inutile e anacronistico fare discorsi manichei e, consentiteci, spesso banali, sulla bontà o meno di queste piattaforme, piuttosto che perdersi in chiacchiere vacue è arrivato il momento di agire per colmare i vulnus di questi anni e legiferare senza pregiudizi. Interrogarsi sulla bontà e sull'utilità dei social è cosa buona e giusta ma vista la situazione crediamo sia arrivato il momento di andare oltre le parole (soprattutto se i dibattiti vengono affrontati in maniera superficiale o peggio ancora con dei pregiudizi di fondo).
Continuare a disquisire
superficialmente su temi di questa portata è un rischio che oramai non
possiamo più permetterci; siamo di fronte ad un fenomeno globale ed
intergenerazionale, ad una rivoluzione sociale irreversibile in continua
espansione che difficilmente potrà arrestarsi e che per questo motivo deve
essere regolamentata e guidata. Purtroppo
la maggior parte della
popolazione italiana (politici,
imprenditori, cittadini, soprattutto
giovani e adolescenti) sembra non comprendere la portata di questa
rivoluzione che ha mutato i nostri paradigmi (culturali, economici, politici e
sociali) e ignora i rischi connessi all’uso di questi strumenti. I dibattiti
sull’argomento sono tanti ma oltre alle
chiacchiere si è fatto ben poco per
comprendere il fenomeno nella sua complessità, indirizzare la questione
e governare il cambiamento.
Giorno dopo giorno si
versano fiumi di inchiostro, si lacerano decine di corde vocali e si screpolano
migliaia di polpastrelli per
spiegare l’impatto dei social (Facebook, X, Instagram, TikTok, You Tube, OnlyFans, Telegram, Pinterest, per citarne solo alcuni ) e analizzare i pro e i contro di questo nuovo
fenomeno globale, ma nonostante
tutto questo ‘’parlare ’’ la maggior
parte degli utenti ignora i rischi e i pericoli legati a questo mondo e non possiede gli strumenti
cognitivi per comprendere e affrontare le varie questioni ( i cittadini comuni postano video e foto
compromettenti senza comprendere i rischi collegati, le truffe on line e il
revenge porn dilagano, le fake news
costruite ad arte fanno breccia su ampie fette
della popolazione ,soprattutto durante le elezioni, le politiche per proteggere i minori e gli
adolescenti rasentano il ridicolo e se a questo aggiungiamo le carenze
legislative e strutturali che spesso
impediscono agli organi preposti di tutelare le vittime e punire chi delinque
on line, capiamo quanto sia urgente passare dalle parole ai fatti).
Social e web, dichiararsi pro o contro non basta e non risolve i problemi
I social e il web hanno cambiato il mondo ma in tanti non lo hanno ancora compreso o non hanno voluto comprenderlo e mentre i legislatori sottovalutano il problema o si girano dall’altra parte per fini elettorali, i cittadini (soprattutto i giovani), si ritrovano in un far west virtuale in cui mancano regole chiare e linee guida per comprendere e fronteggiare il fenomeno. Si può essere favorevoli o contrari, si può criticarne l’uso o evidenziarne gli aspetti positivi, ciò che però non può assolutamente essere fatto (ed è l’errore che puntualmente viene commesso nel nostro Paese) è snobbare i social, il loro potere e i riverberi, negativi o positivi, che questa immensa vetrina virtuale è in grado di generare. In questa fase storica avremmo bisogno
- di una guida all'uso dei social e di dialogare con i vari esperti del settore
- di nuove leggi, chiare e specifiche, create ad hoc per affrontare le varie questioni
- di corsi scolastici ‘’veri ‘’ in grado di fornire gli strumenti migliori agli adolescenti e informarli sui pericoli e sulle opportunità legate ai social media e al web in generale.
Piuttosto che dichiararsi pro o contro o sperare che si possa tornare magicamente indietro, sarebbe utile studiare e analizzare oggettivamente i social per comprendere il fenomeno in tutta la sua complessità e regolamentarlo: è giunto il tempo di affrontare assennatamente la questione e legiferare con serietà; non si può più prorogare o sottovalutare colpevolmente la situazione, conoscere e regolamentare il sistema è diventato imprescindibile. Solo dopo averne compreso realmente i meccanismi, potremmo iniziare un reale dibattito ed usare consapevolmente e ‘’cinicamente il mezzo’’. È giunto il momento di affrontare la questione in tutta la sua complessità ,per questo motivo alle chiacchiere devono seguire i fatti, i progetti, le iniziative e le leggi specifiche.