Gli ultimi decenni sono stati contraddistinti dall’avanzata del web e dall’ ascesa dei social, fenomeni globali che hanno radicalmente cambiato la società in cui viviamo, impattando sulla politica, sull’ economia e sul nostro modo di vivere e interagire. L’ascesa inesorabile di queste nuove piattaforme digitali, oltre a modificare radicalmente il nostro modo di vivere, ha generato una serie di polemiche e dibattiti che ancora oggi, anche a causa dei molti ‘’vuoti legislativi’’ sull’argomento, non trovano una risposta adeguata da parte delle Istituzioni. Per affrontare il discorso in modo serio e lungimirante bisogna partire dal presupposto che ci troviamo di fronte ad un fenomeno ineluttabile dal quale sarà pressoché impossibile tornare indietro; pertanto piuttosto che sottovalutarlo, snobbarlo o rifiutarlo (come è stato fatto in passato dalla maggior parte delle Istituzioni nazionali e internazionali) sarebbe più utile prendere coscienza del cambiamento in atto e governare il mutamento, senza stigmatizzarlo, negarlo (o esaltarlo) e soprattutto senza sottovalutarlo.
Oramai è chiaro a tutti che web e social, e ciò che gravita intorno a questo mondo, non possono essere sottovalutati o annoverati come semplici strumenti ricreativi usati per ritrovare vecchi amici o velocizzare gli scambi e le comunicazioni, anche il più ottimista e acritico apologeta digitale dovrà ammettere che dietro questo mondo si nascondono insidie, pericoli e criticità in grado oscurare i tanti lati positivi e minare la credibilità dell’intero sistema. Le società che si occupano di web e social sono sempre più potenti e ricche (gestiscono enormi quantità di informazioni e di denaro e volendo potrebbero influenzare l’opinione pubblica su argomenti estremamente importanti come le elezioni politiche e i referendum o su attività dal forte impatto economico e sociale), per questo motivo è diventato imprescindibile regolamentare il sistema, non solo a livello nazionale ma, possibilmente, anche su scala globale fornendo regole e strumenti utili per incanalare il fenomeno e reprimere le attività illegali o pericolose.
Alcuni studiosi e qualche politico più attento e lungimirante insieme a media agency e agenzie che si occupano di comunicazione on line e web marketing hanno compreso la potenzialità ma anche le criticità del settore e hanno cercato di affrontare la questione, ma il fenomeno è estremamente articolato e complesso (soprattutto in virtù degli smisurati interessi economici e politici in ballo e delle conseguenti attività svolte dalle lobby, senza dimenticare i vuoti normativi e i dilemmi etici relativi ai concetti di libertà e censura). Per risolvere realmente la questione bisognerebbe puntare su un confronto aperto e costruttivo che coinvolga i vari esperti del mondo digitale ma anche altre categorie ( politici, filosofi, psicologi, organizzazioni governative e non governative, giuristi ed esperti sulla privacy, Istituzioni, enti e fondazioni no profit, sindacati). Solo attraverso la creazione di una grande piattaforma multidisciplinare, che coinvolga i diretti interessati ma anche gli esperti dei vari settori e i componenti delle Istituzioni, si potranno gettare le basi per comprendere la nuova realtà e regolamentarla.
Piuttosto che intraprendere una ‘’guerra tra guelfi e ghibellini ‘’ o schierarsi in modo manicheo a favore degli apologeti del web o degli ‘’apocalittici’’, è giunto il momento di analizzare e conoscere il fenomeno da tutti i punti di vista facendo un analisi ad ampio spettro con l’obiettivo di redigere un quadro normativo ad hoc. Urge affrontare la questione e creare una sorta di grande ‘’stato generale del mondo digitale’’ con l’obiettivo di:
- studiare il nuovo universo digitale in modo multidisciplinare, allargando il discorso e la speculazione cognitiva a varie figure ed esperti (giuristi, politici, filosofi, sociologi, esperti di comunicazione digitale, garanti della privacy, psicologi dell’età evolutiva, content creator, creativi e lavoratori del settore, editori digitali, blogger, ecc.), senza dimenticare il ruolo delle aziende direttamente coinvolte
- regolamentare il sistema digitale imponendo regole chiare ai colossi del web ma anche ai creator, agli influencer ( andando a legiferare anche sui cosiddetti “baby influencer”) alle agenzie di comunicazione che se si occupano di gestione social e a tutti i soggetti che gravitano in questo settore
- adottare contratti, paghe e statuti nel rispetto dei lavoratori e delle regole sindacali
- analizzare l’impatto delle nuove tecnologie sulla crescita dei minori
- sviluppare regole, guide e indicazioni precise, soprattutto per adolescenti e giovani
- comprendere le prospettive future, i rischi e le potenzialità del web (social, blog, motori di ricerca, intelligenza artificiale, Metaverso, dark web, comunicazione on line, fake news, siti gestiti da criminali e siti vietati) per affrontare le varie questioni nel modo migliore
- sviluppare idee, progetti ed iniziative specifiche nei vari settori di riferimento per supportare gli organismi istituzionali.
Oramai non si può più prorogare o sottovalutare colpevolmente la situazione: conoscere e regolamentare il sistema è diventato imprescindibile. Solo la conoscenza dettagliata del fenomeno ci consentirà di aiutare le varie parti in causa ( gli Stati, i legislatori, gli organi inquirenti, gli imprenditori e i lavoratori digitali, i cittadini e i ragazzi che trascorrono ore e ore su internet e che spesso sottovalutano i pericoli del web) in modo serio e lungimirante. Solo avendo la consapevolezza dei rischi e delle potenzialità del web potremmo gestire la situazione e governarla nei migliori dei modi.